Cookie Consent by Free Privacy Policy website Vidas: far bene agli altri è un dono a se stessi
novembre 12, 2021 - Vidas

Vidas: far bene agli altri è un dono a se stessi

#datemiunmantello è l’hashtag della campagna per sostenere le équipe professionali impegnate a fornire a pazienti con malattie inguaribili e ai loro cari le cure necessarie, in casa loro

L’11 novembre, Giornata Nazionale delle Cure Palliative, è l’occasione per #vidas per riproporre l’iniziativa di sensibilizzazione che ha un hashtag musicale: #datemiunmantello. Il mantello evoca protezione, sicurezza, ma anche un senso più o meno temporaneo di “essere comunità” in nome del ricevere e offrire aiuto, assistenza e calore: stare tutti insieme sotto il mantello significa esserci, situarsi nel qui e ora dello spazio e del tempo. Sono molti i protagonisti della campagna di sensibilizzazione #vidas che indossano proprio un mantello per rendere visibile la condivisione della sofferenza, il prendersi cura con sensibilità e dolcezza dei malati inguaribili che hanno diritto a trascorrere nel miglior modo possibile l’ultimo tratto della loro vita. La casa è il luogo privilegiato dell’assistenza di Cure Palliative, perché garantisce al malato di continuare a vivere tra i propri ricordi senza che venga privato delle cure continuative e professionali offerte gratuitamente. Équipe multidisciplinari composte da professionisti esperti in cure palliative – medici, infermieri, assistenti sociali, psicologi, operatori d’igiene, fisioterapisti, educatori, dietista, terapista occupazionale, logopedista, farmacisti, integrate da volontari selezionati -, entrano in relazione diretta con il paziente e diventano parte del suo nucleo familiare: nei fatti, si trasformano in componenti di una famiglia allargata che accompagna, allevia, crea un’atmosfera d’amore e affetto. Fondamentale è esercitare l’empatia, per garantire un canale di comunicazione intimo che renda più efficace il percorso terapeutico.

L’interesse per l’altro. Guardarlo sentendosi in connessione, cogliere la sua situazione di necessità. Ma identificare i bisogni non è semplice. È facile individuare le esigenze biologiche, però c’è anche molto altro. Bisogni relazionali, affettivi, spirituali, cognitivi. Per #vidas il linguaggio del corpo e il tocco (la carezza, l’abbraccio), oltre alla capacità di ascolto dei bisogni del paziente e dei suoi cari, sono parte integrante della terapia. L’allegoria del mantello diventa ancora più calzante se pensiamo alla sua etimologia, pallium, che è alla base del termine “palliativo”.

A testimoniare il grande impegno dell’associazione nata nel 1982 si è creata un’altra “comunità”, formata da persone provenienti da ambienti diversissimi, unite dallo stesso spirito solidale e dall’amore per Antonio e Paolo: compagni di vita e di lavoro, un nucleo familiare che con #vidas ha stretto un legame profondo ed emotivo. Così la brand advisor si alterna al medico, la #fashion designer all’avvocato, la “tatuatrice gentile” all’artista, la stylist all’imprenditore, il direttore creativo al direttore sanitario: sono i componenti di una nuova “famiglia” e hanno accettato con gioia di essere ritratti dai fotografi Pasquale Abbattista e Alvaro Beamud Cortes indossando un mantello disegnato per l'avvenimento.

Le loro foto vogliono costituire un invito a seguire il loro esempio, anche nel mondo dei social dove in occasione dell’11 novembre, Giornata Nazionale delle Cure Palliative, verranno condivisi foto e video con il ‘mantello’ rosso #vidas. L’hashtag della campagna #datemiunmantello servirà a diffondere il messaggio “perché aderisco alla campagna #vidas e cosa significa per me prendersi cura di qualcuno”. In questo modo si potrà dischiudere una conversazione col mondo sull’importanza fondamentale delle cure palliative per difendere la vita fino all’ultimo istante. Un mantello, quindi, è un’allegoria di come occuparsi degli altri faccia bene prima di tutto a sé stessi, poiché ci aiuta a capire dov’è l’essenza delle cose. E ci permette di aiutare #vidas, lanciando anche una richiesta di sostegno. Come ha scritto l’epistemologa Luigina Mortari, «l’assistere qualcuno non è un atto irrazionale ma è intriso di pensiero. C’è il pensiero alla base di ogni azione di cura. Per questo alla cura si può essere educati». 

Antonio Mancinelli